L’obiettivo della riforma di cui si sta discutendo in Campidoglio è il riordino del territorio verso una maggiore autonomia e un trasferimento di poteri e risorse alle istituzioni più prossime ai cittadini
(Numero 35 – Bimestre mar-apr 2021 – Pagina 4)
Finalmente, dopo lunghi anni di stasi, pare stia riprendendo il lavoro della Commissione comunale su Roma Capitale. L’obiettivo è arrivare ad una proposta unitaria dell’Assemblea Capitolina da inviare al Parlamento e al Governo, al fine di ottenere maggiori poteri e risorse su specifiche materie e, nello stesso tempo, modificare il Regolamento e lo Statuto di Roma Capitale a favore di una maggiore autonomia amministrativa ai singoli municipi. Speriamo che questa volta si proceda velocemente, in modo da dotare Roma Capitale di migliori strumenti, in grado di indicare una strategia per il futuro della città. Il percorso, finora, è stato lungo e complesso e, soprattutto, non ancora del tutto attuato. La sfida è quella di arrivare ad un riordino del governo del territorio dando a Roma, in quanto Capitale della Repubblica, maggiori poteri e risorse per adempiere al meglio al suo ruolo istituzionale. Nello stesso tempo, si tratta di attuare un serio decentramento nel territorio, trasformando i municipi in comuni urbani, con maggiori competenze e una più ampia autonomia amministrativa e finanziaria, così da permettere la gestione diretta dell’esercizio pubblico da parte delle comunità locali.
Funzioni attualmente attribuite ai municipi
In base all’articolo 26 dello Statuto Capitolino, le funzioni attribuite ai municipi riguardano: i servizi demografici, i servizi sociali e assistenziali, i servizi scolastici ed educativi, i servizi culturali, sportivi e ricreativi in ambito locale; i servizi di manutenzione urbana, di gestione del patrimonio capitolino e di disciplina dell’edilizia privata di interesse locale, la manutenzione delle aree verdi di interesse locale, iniziative nei settori artigiano e commercio, funzioni di polizia urbana secondo modalità stabilite dal Corpo di Polizia Locale. Per l’espletamento di tali compiti, ai municipi vengono assegnate risorse umane, finanziarie e strumentali secondo le normative vigenti e viene definita una quota delle risorse tributarie riscosse in ciascun municipio da attribuire ai municipi stessi.
Come si vede, le funzioni delegate non sembrano poche, ma c’è da tener conto che Roma Capitale avoca a sé molti servizi: solo per dirne alcuni la mobilità, l’urbanistica, le politiche abitative, la manutenzione delle strade a lunga percorrenza, le aree archeologiche e i parchi, alcuni servizi assistenziali (per esempio quelli per i senza fissa dimora), e soprattutto i contratti ed i rapporti con le società partecipate AMA, ATAC ed ACEA.
Decentramento e nuova governance del territorio
La situazione attuale crea nei territori un rapporto difficile con i cittadini, sia per la non chiara definizione di competenze tra centro e governi locali, sia per la mancanza di specifici piani municipali per l’espletamento dei servizi di nettezza urbana, trasporti ed illuminazione pubblica. C’è poi da tener conto che, non avendo autonomia, sia nel campo del reperimento delle risorse umane che di quelle finanziarie, i municipi diventano in gran parte semplici esecutori delle funzioni delegate e del relativo budget, assegnato ogni anno dal Bilancio capitolino, non riuscendo in tal modo ad imprimere una visione propria di sviluppo dei territori di loro competenza.
Così succede spesso che i bisogni e le lamentele dei cittadini si rivolgano al primo ente di prossimità, giusto appunto il municipio, senza sapere che esistono dei limiti giuridici e finanziari imposti alla loro attività. Un maggior decentramento e la creazione di comuni urbani, permetterebbe invece una maggiore efficienza ed efficacia
dell’azione amministrativa e un maggior controllo da parte dei cittadini sull’attività svolta dai governi di prossimità. Va detto anche che, individuando funzioni ridotte e chiare da riconoscere in via esclusiva alla struttura centrale, l’Amministrazione Capitolina migliorerebbe la capacità di concentrarsi su una visione strategica del ruolo di Roma Capitale e dello sviluppo del proprio territorio.
Come scrive Walter Tocci nel suo ultimo libro ‘Roma come se’, ‘Se si continua a decentrare un centro farraginoso inevitabilmente si propagano i suoi difetti. Nel nuovo assetto invece il vecchio centro burocratico viene sostituito dai nuovi centri di prossimità del governo’. E ancora, spiegando come il comune urbano debba essere in grado di coordinarsi con i diversi soggetti istituzionali del territorio e con le realtà associative presenti aggiunge: ‘Il comune urbano è vocato a trasformare in politiche pubbliche le innovazioni già in atto nei quartieri per la cura degli spazi pubblici, la produzione sociale dei servizi e il mutualismo, la crescita di economie collaborative, l’espressione artistica e culturale’.
Come la riforma può cambiare il nostro rione
Questo processo di riordino del governo del territorio consentirebbe una forte valenza anche per il nostro rione portando:
a) una maggiore trasparenza nell’azione amministrativa, in modo tale che i cittadini possano avere un interlocutore unico per tutta l’attività del welfare e per le necessità delle comunità locali;
b) una maggiore efficienza nella erogazione dei servizi, cosi da permettere una migliore integrazione sia con le altre istituzioni ed enti pubblici presenti sul territorio, sia con le tante realtà associative già presenti all’Esquilino ed attive in molti ambiti, creando laboratori di sperimentazione ed innovazioni per un nuovo sviluppo sociale e culturale e replicando quelle forme di collaborazione già in atto, come ad esempio il Patto di comunità per quanto riguarda l’ambito sociale.
Maria Grazia Sentinelli
[BOX] Un processo normativo con una lunga storia
– Con l’articolo 114 della Legge costituzionale n. 3 del 2001 (Riforma del Titolo V della Costituzione), le città metropolitane sono inserite tra gli enti locali che costituiscono la Repubblica Italiana e viene previsto che una legge dello Stato disciplini l’ordinamento di Roma in quanto Capitale della Repubblica.
– Il Consiglio Comunale di Roma, con Delibera n. 22 del 2001, istituisce 20 municipi in sostituzione delle vecchie circoscrizioni, rivedendo le loro competenze e i loro organi elettivi, che diventano il Presidente, la Giunta (nominata dal Presidente) e il Consiglio municipale.
– Nella Legge n. 42 del 2009 sul federalismo fiscale, l’articolo 19 specifica che ‘Roma Capitale è un ente territoriale i cui attuali confini sono quelli del Comune di Roma e dispone di speciale autonomia statutaria, amministrativa e finanziaria nei limiti stabiliti dalla Costituzione’.