Lo scorso ottobre è scomparso Leonardo Carocci, ideatore ed anima del Progetto Mediazione Sociale. La passione del suo impegno per un Esquilino più coeso e solidale è rimasta nel cuore di chi lo ha conosciuto
(Numero 38 – Bimestre nov-dic 2021 – Pagina 4)
24 ottobre 2021. Ho una sola urgenza: venire a salutarti a piazza Vittorio. Esco di corsa dal portone di casa e… che sole! Ma lo hai messo tu lì per consolarci? Sembra il tuo ‘Ogni bene’ scritto alla fine delle mail che mandavi.
Ti ho conosciuto nel 2002, avevo 28 anni, e la mia prima impressione fu: ‘È un pazzo visionario, un Don Chisciotte’.
Lavoravamo al Progetto Mediazione Sociale, in sette quartieri periferici e disastrati di Roma, e nel 2005 arrivammo a piazza Vittorio, di cui ti innamorasti subito. Il progetto era la tua poetica utopia di cambiare il mondo, a partire dalle relazioni che s’instaurano e si muovono in una comunità. Sognavi, e noi con te, un vivere sincero, più bello, più ‘lindo’. EsquiLindo diventò il titolo di un evento, a cui tutti gli abitanti, i negozianti, le istituzioni partecipavano come ad una festa di paese, ma dove si scambiavano anche parole, quelle che, a forza di passarle da un orecchio all’altro, vanno a costruire un pensiero comune, un futuro fatto di consapevolezza.
Come quando dicevi a noi: ‘Una città sicura è una città che si cura’. Una comunità che si prende cura di sé, attraverso le relazioni che la compongono, diventa coesa, più sicura.
‘Ascoltate poi e fate mente locale’; solo quando ascoltavamo tutti, potevamo iniziare a ragionare, a mettere insieme i pezzi e trovare soluzioni.
‘Siete pagati per pensare, non per fare’, e quelle parole cambiarono tutta la prospettiva del lavoro, ma anche della vita. Eravamo fuori da qualsiasi convenzione, logica di mercato, eravamo pensatori prima di tutto. Facevamo un lavoro che partiva dalla ricerca sul campo per passare ad azioni concrete che venivano dal basso, dalla partecipazione.
Dicevi che dovevamo essere invisibili: al centro non eravamo noi ma le persone che abitavano quel luogo.
Era, per l’epoca, un lavoro rivoluzionario, soprattutto in quartieri ‘ai margini’, come Ponte di Nona e Bastogi, dove i cittadini si mettevano in gioco per costruire insieme possibilità alternative.
Quando lavori così, sai che stai seminando per tutti, non solo per te stesso. E quanti semi hai piantato! Con le parole, i pensieri, le azioni. Quanti frutti! Nonostante il progetto sia stato chiuso alla fine del 2012.
E oggi si vedono bene i frutti, risplendenti al sole, in questa piazza affollata più che mai, per salutarti e per ringraziarti.
Grazie Leonardo Carocci, pazzo sognatore, maestro saggio, amico, Don Chisciotte.
Saluti e ogni bene dai tuoi Sancho Panza.
Emilia Martinelli