Diventata parrocchia di Santa Maria Maggiore nel 1824, oggi anima uno degli angoli più caratteristici del rione. Il prossimo Giubileo può essere l’occasione per conoscerne le attività e riscoprirne le origini
(Numero 56 – Bimestre nov-dic 2024 – Pagina 5)
Correva l’anno 1824: il primo novembre con la bolla ‘Super Universam’ la Chiesa di San Vito fu eretta da Papa Leone XII a sede della parrocchia di Santa Maria Maggiore, divenne cioè Ufficio parrocchiale della vicina Basilica. Padre Simone da due anni è parroco di San Vito, dove è giunto con alcuni membri della sua comunità, Chemin Neuf. Ci spiega che in questi 200 anni vari sacerdoti hanno evangelizzato il quartiere, con il catechismo e altre attività pastorali, oltre a gestire le attività amministrative della Basilica, come il rilascio dei certificati e la conservazione dei registri. L’anniversario è stato celebrato lo scorso 1° novembre con una Messa solenne, un concerto del Coro di Piazza Vittorio e una conferenza dal titolo ‘San Vito ieri e oggi’.
La sua storia, infatti, è molto antica. La chiesa fu eretta tra il VII e il IX secolo in prossimità dell’Arco di Gallieno. Addossata alle imponenti Mura Serviane, sorge sull’area occupata dal Macello di Livia, il mercato che Augusto dedicò alla moglie Livia e che in seguito si trasformò in luogo di martirio per molti cristiani. Nei secoli successivi cadde in rovina e fu completamente ricostruita da Papa Sisto IV nel 1477. Testimonianze delle diverse epoche sono visibili in quella che oggi conosciamo come ‘Cripta di San Vito’, un’area archeologica di notevole interesse sottostante alla chiesa, scoperta solo nel 1972, in occasione dei lavori di restauro. Ne parleremo diffusamente più avanti. Diamo spazio prima alla realtà di questa Parrocchia oggi, sotto la guida di Padre Simone, arrivato all’Esquilino dopo anni di attività missionaria in Brasile.
«Non conoscevo il rione», ci confessa, «se non per la Gelateria Fassi, dove venivo a volte quando studiavo Ingegneria alla Sapienza, prima della vocazione. Ho trovato una realtà complessa, con tante sfide, ma anche un bel gruppo di parrocchiani attivi e disponibili, con i quali portiamo avanti diverse attività. Il centro di ascolto, al quale tanti si rivolgono per informazioni, consigli e conforto, il gruppo di preghiera, ogni martedì alle 20,30. Ripartirà inoltre, il prossimo 27 gennaio, un’iniziativa poco conosciuta in Italia ma diffusa in tutto il mondo e aperta a tutti, il ‘Corso Alpha’: 10 serate per capire qualcosa in più di se stessi e scoprire o riscoprire il significato della fede cristiana». Intanto fervono i preparativi per l’Anno Santo 2025. «Tutte le chiese di Roma saranno coinvolte», ci spiega il parroco, «e anche San Vito avrà il suo compito: per il Giubileo dei Giovani, a luglio, sarà il quartier generale dei ragazzi francesi della Diocesi di Reims. Si riuniranno qui per le preghiere e per organizzare la loro partecipazione alle attività e agli incontri in programma».
Un sito archeologico
nel sottosuolo della chiesa,
aperto tutti i giorni grazie ai volontari
Dopo aperture mensili e settimanali, da qualche tempo ormai, è possibile scendere nella cripta della chiesa tutti i giorni grazie ai volontari della parrocchia che accompagnano i visitatori. All’area archeologica si accede attraverso la facciata realizzata nel 1900 su via Carlo Alberto, quando, durante gli importanti rinnovamenti urbanistici dell’Esquilino, fu invertito l’orientamento della chiesa per darle un accesso più pratico e maggiore visibilità da piazza Vittorio. Solo nel 1977, in occasione dei 500 anni dalla costruzione, si è deciso di riportare l’edificio al suo impianto originario, con l’ingresso su via di San Vito. Nella Cripta si possono ammirare resti delle Mura Serviane, le più antiche di Roma, costruite nel VI secolo a.C. Era parte delle Mura Serviane anche l’antica Porta Esquilina, tra i principali punti d’accesso alla città, di cui rimangono alcuni pilastri al centro del sito archeologico. Nel 262 d.C. la porta fu trasformata in arco onorario per l’imperatore Publio Licinio Gallieno, e quel che resta della Porta Esquilina è ora noto come Arco di Gallieno, detto anche ‘Arcus Pictus’ (arco dipinto) perché adornato da dipinti di cui rimangono alcuni frammenti all’ingresso della chiesa. Nell’edicola, sul lato destro, è anche possibile ammirare un affresco, attribuito ad Antoniazzo Romano, che raffigura i Santi Vito, Modesto e Crescenzia, a cui Papa Sisto IV la dedicò nel 1477. «Vengono a visitare la Cripta i turisti, soprattutto stranieri. Invece, sono pochi gli abitanti dell’Esquilino che hanno la curiosità di scoprirla. Mi auguro che il vostro articolo susciti interesse e spinga tanti a venirci a trovare», conclude salutandoci Padre Simone. È quello che ci auguriamo anche noi.
Paola Lupi
BOX Parrocchia di Santa Maria Maggiore in San Vito
Per info su visite e attività: www.sanvito-roma.it – www.chemin-neuf.it,
cripta.sanvito@gmail.com