Il recente restauro restituisce alla cittadinanza il capolavoro berniniano nel suo assetto originario
(Numero 19 – Bimestre mag-giu 2018 – Pagina 8)
L’Esquilino è ricco di gioielli, spesso poco noti ai suoi stessi residenti, testimonianze storiche ed artistiche che meriterebbero di essere meglio conosciute e valorizzate. Una di queste è la statua di Santa Bibiana, da poco tornata nell’omonima chiesa dopo una breve trasferta che l’ha vista tra le opere protagoniste della grande mostra dedicata a Gian Lorenzo Bernini, in occasione del ventennale della riapertura della Galleria Borghese. I visitatori della Galleria hanno potuto ammirarne dal vivo l’esecuzione del restauro – curato dalla cooperativa C.B.C. Conservazione Beni Culturali – grazie alla presenza di un vero e proprio cantiere aperto, collocato nel portico del museo. Il restauro è stato infine completato nella chiesa, restituendoci – nonostante un incidente di percorso – l’opera nella pienezza del suo significato iconografico. Per capire meglio l’importanza di questo intervento ne abbiamo parlato con Maria Grazia Chilosi, che insieme a Mark Gittins ha realizzato il restauro.
Maria Grazia Chilosi, come si colloca la statua di Santa Bibiana nella produzione artistica del Bernini?
È la prima opera di soggetto religioso creata da Gian Lorenzo Bernini tra il 1624 e il 1626, commissionata da Papa Urbano VIII. L’incarico era estremamente importante per il giovane artista appena ventiseienne, che per la prima volta poteva esprimere le sue capacità di architetto unite a quelle di scultore. Infatti egli progettò la trasformazione della chiesa, costruita alla morte di Giuliano L’Apostata che martirizzò Bibiana, sua madre Defrosa e sua sorella Demetria.
Perché si è considerato necessario questo restauro?
Quando la Galleria Borghese ha richiesto il prestito per la mostra Bernini, con il mio collega della C.B.C., Mark Gittins, ci siamo resi conto che la scultura aveva dei problemi legati al suo posizionamento. La figura era slittata verso sinistra rispetto al basamento, la colonna appariva visibilmente inclinata verso destra, il volto era rivolto verso un punto indefinito della parete destra del presbiterio. Inoltre in basso, sotto la base della colonna, vi era un ingombrante rifacimento in malta non ascrivibile all’opera berniniana. Alcuni segni dell’azione di una leva erano inoltre evidenti sul bordo inferiore del basamento. Per accertare le ragioni di queste anomalie e verificare l’eventuale presenza di problemi statici, la Soprintendenza ha autorizzato il trasferimento e il restauro presso il museo.
Nel corso del vostro intervento avete avuto modo di scoprire qualcosa di nuovo sull’opera?
Spesso i restauri portano a comprendere cose inedite e importanti. Anche in questo caso sono emersi un’infinità di dati sia sulla realizzazione tecnica dell’opera sia sulla sua storia conservativa. Ad esempio si è chiarito che Bibiana è stata spostata almeno due volte, nel settecento e forse nel novecento; che nel primo spostamento ha subito la perdita di parte del retro del basamento e del masso roccioso, poi rifatto in malta. Si è infine compreso che la statua è stata rimontata ruotata verso destra, perdendo gran parte del suo significato iconografico, che la voleva rivolta verso i fedeli con lo sguardo diretto verso la figura di Dio benedicente, dipinta sulla volta del presbiterio. La statua era poggiata su un letto di mattoni privi di malta e su alcuni esili cunei di legno e risultava sbilanciata in avanti.
Si è parlato molto nei giorni scorsi dell’incidente incorso nel riposizionare la statua. Può dirci qualcosa di più?
L’increscioso incidente è accaduto quando la scultura era già stata posta all’interno della nicchia dell’altare. E’ stato per tutti un momento di grande dolore e sgomento. Specie per chi aveva lavorato per quasi un anno per la sua cura e la sua comprensione. Il dito offeso è stato riattaccato alla mano, con una operazione di imperniazione. Fortunatamente le parti erano integre e perfettamente combacianti e ora i segni del danno sono quasi invisibili.
La chiesa di Santa Bibiana sorge in uno degli angoli meno conosciuti del rione Esquilino. Come si potrebbe intervenire per valorizzarla meglio e far conoscere di più i suoi tesori?
Una risposta molto difficile vedendola ora incastrata tra treni e trenini urbani, sottopassaggi bui, guardrail distorti, cartelli stradali e bidoni di rifiuti. Pensare che era circondata da alberi d’olmo tra orti e vigne, in una zona ricca d’acqua dove cresceva l’eupatoria, l’erba di Santa Bibiana, famosa per le sue qualità curative. Due strade la collegavano alla basilica di Santa Maria Maggiore e a San Lorenzo.
Non so che penserebbe oggi Bernini nel vederla così, forse si appresterebbe a compiere il più difficile dei suoi progetti di architetto.
Antonia Niro