La processione nelle strade del rione rinnova la tradizione e un legame profondo
(Numero 11 – Bimestre gen-feb 2017 – Pagina 12)
Sin dal 1437, nella chiesa di Sant’Antonio Abate all’Esquilino, il 17 gennaio di ogni anno si teneva l’annuale festa del santo con la consueta benedizione agli animali. Poi, agli inizi del ‘900 la celebrazione venne spostata a Sant’Eusebio, probabilmente per motivi di ordine pubblico. “Da allora la tradizione liturgica si è mantenuta stabile, mentre è da circa sei-sette anni, grazie a Don Sandro Bonicalzi, che la festa ha sottolineato il suo aspetto sociale ed ha avuto la capacità di aprirsi ed avvicinarsi al territorio”, afferma Massimo Cantelmi, parrocchiano e tra gli organizzatori delle attività della chiesa di Sant’Eusebio.
Festa e solidarietà. Quest’anno i giorni di festa sono stati più del solito: le celebrazioni sono iniziate il 15 gennaio con il pranzo in parrocchia con i migranti, in occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. Già negli anni precedenti erano state promosse raccolte di viveri per i migranti: quindi sempre porte aperte per chi ha bisogno d’aiuto, proprio come Papa Francesco ha spronato a fare durante i suoi discorsi da Piazza San Pietro e in giro per il mondo. Alla raccolta hanno risposto non solo gli esercenti di Piazza Vittorio ma anche quelle delle vie limitrofe. “È una attività che permette di entrare in contatto con tante realtà diverse e anche se i piccoli negozi soffrono per la crisi economica, rispondono sempre con generosità” ci dice Massimo.
Uno stretto rapporto con la natura. Da qualche anno in occasione della festa viene bandito anche un concorso per gli alunni dei plessi scolastici. Nelle edizioni precedenti era rivolto soprattutto agli alunni delle scuole primarie del rione, che partecipavano con i loro disegni. Quest’anno invece il concorso è rivolto a tutti gli studentidelle scuole medie e superiori del I Municipio, non solo dell’Esquilino. A questi verrà chiesto di proporre riflessioni, progetti, opere che traggano spunto dalle tematiche dell’enciclica papale Laudatosi’ e dalle conferenze di Parigi e Marrakech sui cambiamenti climatici. Un modo per sensibilizzare le nuove generazioni alla tutela del nostro pianeta, per invitarle ad essere protagoniste attive dei cambiamenti che stanno investendo la terra.
Tra gli appuntamenti ormai tradizionali della festa c’è il mercatino di prodotti agro-alimentari delle aziende laziali, quest’anno si è tenuto il sabato mattina. E poi la visita guidata, con il progetto della “Trama Verde” dell’Esquilino e ai cedri del Libano piantati lo scorso anno nei giardini della Piazza.
Quest’anno il momento culminante della festa si è avuto nella giornata di domenica 22 gennaio: alla messa, presieduta dal vescovo del Settore Centro Gianrico Ruzza, è seguita la processione con la statua del santo, accompagnata dalla banda, e infine la benedizione degli animali. Tra questi vi erano molti cani, gatti e anche un pappagallino che ha riscosso molta simpatia, non solo tra i più piccini. Naturalmente anche il 17 gennaio, giorno di Sant’Antonio Abate, vi è stata una messa con benedizione degli animali.
Non solo Sant’Antonio. Per organizzare la festa vengono coinvolti una ventina di parrocchiani, ma la vita della parrocchia è sempre molto attiva,non solo dal punto di vista strettamente religioso ma anche per quanto riguarda l’aiuto al prossimo o a chi è in difficoltà. Di queste attività si può leggere su Il Muretto, il bollettino mensile curato da alcuni parrocchiani con lo stesso parroco.
Tra gli eventi svoltisi recentemente presso Sant’Eusebio, è bello sottolineare la messa con la comunità cinese celebrata da Monsignor Vincenzo Viva nel mese di dicembre: un segno di apertura verso persone provenienti da
un’altra nazione ma che vivono qui da tanti anni. Inoltre da qualche tempo si tengono delle visite guidate alla chiesa e ai suoi sotterranei: un viaggio tra passato e presente, che permette di scoprire quanto sia ricco di storia questo edificio apparentemente così nascosto. Uno dei progetti che vorrebbero realizzare i parrocchiani sarebbe proprio quello di restaurare la chiesa, a partire dalla facciata e dal tetto.
Antonia Niro