La task force del Municipio prevede monitoraggio e lavoro di recupero. L’assessore Monteverde: “Chiediamo ai cittadini di segnalare i casi alla Sala Operativa”
(Numero 1 – Bimestre mag-giu 2015 – Pagina 3)
Di ciascuno ricorda il nome e le esperienze che l’hanno condotto alla strada. Emiliano Monteverde guida l’assessorato alle politiche sociali del I Municipio da due anni. In questo periodo ha messo in piedi un progetto per cercare di cambiare in meglio le vite dei tanti senza fissa dimora che vivono sui marciapiedi dell’Esquilino. “Non che prima non ci fosse una strategia – racconta -. Ma ora il nostro obiettivo è la sinergia. Il lavoro condiviso”.
Il suo progetto pretende tempo. E intanto, nel breve periodo?
Forse ancora non si nota, ma i senza dimora all’Esquilino hanno iniziato a diminuire. Non sono “pacchi” che possiamo spostare per sbarazzarci del “problema” ma persone libere. Il lavoro è lungo ma abbiamo iniziato a portare a casa già diversi risultati. Pochi giorni fa abbiamo fatto un intervento nel sottopassaggio di Via Cappellini togliendo dai giacigli 20 persone che vivevano lì. Nel rione e nel resto del Municipio è presente la stragrande maggioranza dei centri di accoglienza o delle mense con 163mila pasti autorizzati ogni anno solo dall’amministrazione municipale. Infatti le presenze diurne superano di gran lunga quelle notturne.
Cosa state facendo di diverso rispetto a prima?
All’Esquilino abbiamo riproposto (grazie a un finanziamento della Regione) il progetto Mediazione Sociale, che attraverso una rete con la Sala Operativa Sociale, il centro diurno Binario 95, l’Help Center di Termini, il Dipartimento di salute mentale (DSM), il Centro per l’alcolemia, il Sert, la Asl e le associazioni di volontariato favorisce la collaborazione fra tutti gli attori e fa il punto della situazione per le persone monitorate. Ognuno svolge un ruolo: il contatto col senza dimora, la ricerca di informazioni sul suo passato, i tentativi per farlo entrare in una struttura protetta, l’eventuale accompagnamento verso il reinserimento. Per alcuni stranieri sono state contattate le ambasciate, le famiglie di origine e tramite la questura verificato che non ci fossero carichi pendenti. Una volta sicuri che i parenti fossero pronti ad accoglierli abbiamo organizzato il rimpatrio.
C’è chi rifiuta e preferisce la strada?
Molti rifiutano. C’è chi ha paura di stare lontano dal posto che si è conquistato. Chi ha un cane e sa che nelle strutture non lo potrebbe portare. Chi semplicemente non vuole dormire nelle camerate. A volte l’intervento fallisce. Alcuni vivono in strada da 25 anni ed è difficilissimo comunicare con loro. Per altri abbiamo iniziato un lavoro di disintossicazione. Ma terminata la prima fase, hanno scelto di tornare alla vecchia vita. Tutti gli interventi devono avere il consenso dei soggetti interessati. Solo se i medici diagnosticano una patologia psichiatrica sono sottoposti a un TSO (trattamento sanitario obbligatorio, ndr).
Cosa possono fare i cittadini per aiutare chi vive in strada?
Imbattersi nelle persone che vivono per strada può suscitare reazioni negative, di rifiuto, che aumentano solo la rabbia, senza migliorare la situazione. Eppure ognuno di noi può dare il proprio contributo. In primo luogo non isolandole, cercando un contatto, coinvolgendo e partecipando al lavoro delle associazioni e delle strutture come la Sala Operativa, che ha una mappatura delle persone che gravitano in zona più stabilmente e le segue individualmente. Grazie alla sinergia tra Municipio e Help Center, attraverso un finanziamento della Regione Lazio, è anche attiva sul territorio una “unità di strada” formata da assistenti sociali e un infermiere in grado di intervenire in caso di necessità. Di giorno il cittadino può invitare il senza dimora ad andare in via Marsala 95 dove c’è il centro Binario 95 e a due passi la farmacia gestita dai farmacisti volontari della Caritas. A partire da ottobre inoltre riaprirà l’ostello da 150 posti. Poi, nel Mercato Esquilino, c’è il Banco della Mediazione sociale sul lato di via Turati. Qui ogni venerdì si fanno visite mediche in collaborazione con la Asl e la Caritas.
E’ giusto chiamare il 118?
Spesso i cittadini quando vedono qualcuno per terra chiamano il pronto soccorso. Ma non è detto che sia necessario o che la persona scelga di salire sull’ambulanza. Per questo è importante sapere che esistono altri centri di riferimento come la Sala Operativa Sociale attiva h24 che può essere contattata in caso di emergenze al numero verde 800.44.00.22.
M. Elisabetta Gramolini