Adatto a tutti i momenti della giornata, Casa Dante è un luogo in cui cominciare un rituale come quello di scrivere
(Numero 42 – Bimestre lug-ago 2022 – Pagina 14)
Sto lavorando a un’abitudine. Quella di scrivere, ogni giorno, seduto a un tavolo di Casa Dante, il locale sulla piazza da cui prende il nome, aperto dalla mattina alla sera.
Vorrei replicare quello che vedo, lì, ogni mattina. Il premio Strega Alessandro Piperno, seduto con la pipa, che scrive e legge, legge e scrive. Da solo trasforma il locale in un luogo paragonabile ai luoghi sacri vissuti da scrittori di ogni tempo.
Un ambiente che ti strega
Casa Dante la interpreto come un’enoteca. È tante cose, ma se vi avvicinate un poco ed entrate, un muro pieno di vini vi accoglie e ve ne dà conferma. Dentro la sala, capite subito che non è solo il fascino dello scrittore con la pipa a rendere questo luogo interessante, è anche lo stile architettonico.
Mi siedo. Ci vengo spesso a colazione. Guardo Piperno seduto a due tavoli da me, mi guardo in maglietta e calzoncini senza pipa, e ordino un croissant con salmone e rucola e una spremuta. Le ragazze, che mi conoscono, quando mi chiedono se voglio il solito non sanno che mi fanno un regalo. Un mattoncino che sedimenta la mia abitudine, piccolo ma consistente.
Intorno a me i clienti sono di tutte le età, aspetto e muovo le dita sul tavolo, guardo il telefono, e in pochi minuti mi servono. Il croissant è ottimo, ha la consistenza e il sapore, non scherzo, dei croissant che mia zia calabrese trapiantata in Australia mi preparava tutte le mattine quando vivevo ad Adelaide.
La spremuta è fresca e piacevole, data anche la giornata calda. Finisco in tre morsi il croissant con il salmone non affumicato all’interno, che è perfetto per la colazione. Colazione promossa.
Passo un’oretta a rileggere il mio romanzo giunto all’ultima stesura, scrivo a fatica, intorno a me i tavoli sono ancora pieni e mi distraggo con poco. Piperno è lì che non muove lo sguardo dallo schermo e da un libro che ogni tanto legge.
Io devo tornare a lavoro. Mi accorgo di aver dimenticato i soldi e il bancomat a casa, avviso la ragazza, saluto e le prometto che pagherò in giornata. Mentre mi allontano, le ragazze mi salutano ridendo. Data la fiducia accordatami, considero il loro gesto un altro mattoncino nella costruzione della mia routine lì da loro. Ricambio il sorriso, Piperno è ancora lì che scrive.
Aperitivo all’aperto, in un clima rilassato
Torno per un aperitivo con mia figlia il pomeriggio. Mi siedo, dello scrittore non c’è traccia, così io posso distendermi senza pensare alle mie mancanze. Guardo Amelia.
– Che ti va?
– Pizzzzza.
– Ok, e io? Che dici, che prendo?
– Ino osso.
– Vino Rosso?
– Sì! Osso!
Dato che ha gli occhi uguali ai miei, se la guardo per più di quindici secondi mi viene da piangere.
– Vino sia. Bambola.
– Sì!
Mentre la sua manina schiocca sulla mia per il cinque che ci scambiamo, la cameriera si avvicina e prende l’ordine. Amelia si guarda intorno, dice:
– Pizza!
Io guardo lei e poi guardo l’interno della sala. Per lavorare alla mia abitudine, penso, dovrei sedermi all’interno. Più fascino. L’ambiente è meraviglioso, ampio, cupo, soffitti alti che danno e tolgono il respiro, è proprio un bel locale, penso.
La cameriera ci porta il bicchiere di rosso, l’acqua e la pizza bianca calda. La pizza è molto buona, il vino, un Valpolicella, merita.
Mando giù un sorso. Questo è un posto che ha come fulcro del successo l’atmosfera.
I camerieri sono gentili, alcuni più rilassati, altri più attenti. Li vedo girare tra i tavoli esterni che sono semplici e hanno le sedie sempre in disordine.
Una proposta da esplorare, ad ogni ora della giornata
Il vino mi intorpidisce il corpo, il caldo intorno inizia a scivolarmi sotto la maglietta inumidendola, così do il bancomat ad Amelia, mi alzo le prendo la pizza rimasta ed entriamo. Paga lei sporgendosi dal passeggino, dico del conto della mattina e Amelia dice ‘baccomatt’.
Dentro sorridono un po’ meno, a parte la ragazza che parla con Amelia, penso siano intenti a preparare cocktail e aperitivo, Amelia prende lo scontrino e butto un’altra volta l’occhio nella sala del locale.
Questa Casa Dante mi piace, ho assaggiato poco eppure l’ho scelta come muraglia tra i miei impegni e l’abitudine che voglio coltivare. L’atmosfera vale molto per me e qui è piacevole e posso dilatare il tempo, almeno per un po’. Immagino dovrei provare il pranzo e la cena, spingere un po’ più in là la curiosità e capire come trattano i fornelli.
Esco che il sole batte i suoi ultimi raggi.
– Ti è piaciuto l’aperitivo, Amelia?
– Barrrr Dante.
– Casa Dante.
– Barrr.
– Ok, bar.
– Parco.
– Ma, siamo tornati ora da piazza Vittorio, Amelia.
– Parco.
Indica il giardino di piazza Dante. Le sorrido e spingo il passeggino, mentre uno stuolo di giovani si siede ai tavoli esterni del locale ormai dietro di noi. Tornerò domani mattina, da solo, a sbirciare Piperno e, spero, a scrivere.
Andrea Fassi