Il mondo in transito raccontato un gruppo di ragazzi che lavora (gratis) nello scalo
(Numero 5 – Bimestre gen-feb 2016 – Pagina 10)
Da diversi mesi avevamo saputo dell’esistenza di Termini TV e avevamo in mente di dedicare loro una pagina di questa rubrica. Sono stati loro invece a contattarci con l’intento di uscire dalla stazione ed esplorare ciò che accade nei suoi dintorni, all’Esquilino, a Castro Pretorio, a San Lorenzo. Naturalmente ne abbiamo approfittato per conoscere meglio anche la stazione Termini che, seppur vicina, dà sempre l’idea di essere un luogo estraneo al rione.
Il progetto. Termini TV è una web tv, non la troverete cioè trai canali del digitale terrestre o sul satellite. I suoi video sono solo su internet, sul sito termini.tv o sull’omonima pagina Facebook. È nata da meno di un anno su iniziativa di Francesco Conte che, dopo qualche mese di progettazione, ha messo in piedi un gruppo di addetti al settore, videomaker, giornalisti, fotografi, disposti a dedicare all’impresa un po’ del loro tempo.
La stazione Termini è in realtà un pretesto, ma è anche il luogo ideale per catturare storie. “Si inizia sempre da una vicenda personale – racconta Francesco – e poi si arriva alla domanda chiave: come sei arrivato qui?”. Così viene affrontato il tema del viaggio, non solo in senso fisico, ma soprattutto come percorso personale, percorso di vita. È così che ogni storia diventa ancora più interessante, con la stazione che offre poi la possibilità, pur restando fermi, di conoscere il mondo intero.
“Il divo per noi è chiunque ci troviamo davanti”, continua Francesco, cosa che appare evidente dai loro video. Sono in genere interviste molto brevi, delle istantanee, ma anche pochi minuti sono sufficienti a farci percepire il vissuto, le gioie, le esperienze e le sofferenze di ogni singola persona.
Le storie. Ci sono River e Benji, studenti americani di ritorno da quattro mesi di studio a Praga, che raccontano rispettivamente dell’Alaska e della Corea. C’è Salvo, archeologo siciliano, che lavora al restauro del tempio di Minerva Medica e racconta come la costruzione della stazione e della ferrovia abbiano sacrificato un enorme patrimonio storico e artistico. Ci sono Phlong e Valentino, omosessuali filippini che lavorano nel mondo della moda e vivono a Dubai, dove l’omosessualità è reato, ma hanno ugualmente deciso di continuare a stare lì, anche se la cosa che più manca loro è il Natale.
Ci sono poi anche loro, gli ultimi, quelli che da Termini vorrebbero andarsene ma non possono, perché non hanno soldi per vivere altrove o perché proprio non hanno un altrove verso cui andare, nessuno che li reclami o che li attenda. Sono i senzatetto, italiani, comunitari o extracomunitari che siano, che alla stazione hanno fissato il loro punto di riferimento. I video che li riguardano non sono però come quelli che vediamo al tg o in qualche trasmissione che sguazza sul degrado. I ragazzi di Termini TV si limitano a documentare, a rappresentare ciò che esiste, senza l’aggiunta di giudizi o commenti che, tra l’altro, sarebbero del tutto superflui.
Passo dopo passo. Marica, studentessa di scienze politiche e collaboratrice di Termini Tv, ci racconta di come siano ormai entrati anche loro a far parte della realtà che anima ogni giorno la stazione. La loro sede è ospitata negli spazi di Termini Underground, scuola di danza che si trova sotto il binario 24, dove un tempo c’era il dopolavoro ferroviario. Una piccola stanza utilizzata per lo più per i montaggi e per conservare il materiale. “Siamo l’unica tv online che non abbia una connessione internet nella propria sede. – raccontano – Ma ormai siamo di casa. Abbiamo preso confidenza con le persone che si occupano di pulire lungo i binari. Anche i dipendenti del supermercato delle Stazioni Laziali ci salutano quando ci vedono passare. Il nostro obiettivo è quello di far di diventare Termini Tv un qualcosa di stabile”.
I presupposti ci sono. Da poco tempo è nata una collaborazione con la rivista Internazionale, che pubblica ogni martedì i loro video. E c’è anche un’altra collaborazione attiva con la Ferpress, agenzia di stampa specializzata sul settore ferroviario. Grandi Stazioni e Ferrovie dello Stato per il momento li lasciano fare, senza dare però alcun supporto all’iniziativa. Magari in futuro riusciranno a comprendere che in stazione serve anche altro che non sia un ricco e grande centro commerciale e, forse, comprenderanno anche che i tanti monitor sparsi tra i binari e nelle gallerie possono essere utilizzati per trasmettere qualcosa di più rispetto agli spot pubblicitari e alle notizie d’agenzia.
Riccardo Iacobucci