All’Esquilino, sono tanti gli appartamenti trasformati in strutture extralberghiere. Cresce l’insofferenza tra i residenti. Il sindacato: in assenza di controlli, c’è abusivismo e lavoro nero
(Numero 21 – Bimestre nov-dic 2018 – Pagina 1,3)
È un sabato mattina di luglio, l’aria è torrida e umida come capita di frequente a Roma in questa stagione. Ad una manciata di metri da Piazza Vittorio, uno dei tanti stabili che si affacciano su via Buonarroti: se ci si ferma anche pochi minuti sulla strada, davanti all’ingresso, è evidente un via vai che ti aspetteresti piuttosto nella hall di un hotel. Arriva un gruppo di persone dai tratti asiatici, con trolley e pagliette, al seguito di una guida che fa loro strada: scambiano battute, qualcuno ride. In pochi secondi, guadagnano l’ampia scalinata e scompaiono, inghiottiti dal grande edificio. Pochi minuti dopo, ecco una decina di ragazze impegnare l’ampio androne del palazzo: in pantaloncini e minigonne coloratissimi, i capelli tirati su in improvvisati chignon e con l’immancabile bottiglietta d’acqua, scambiano qualche parola in inglese, mentre escono determinate e sorridenti alla scoperta della città eterna.
Questo grande edificio conta 48 appartamenti e ben 13 di questi sono adibiti a struttura ricettiva per turisti. “Tredici sono quelli ufficiali – chiosa Rita, un’inquilina del palazzo – Ma noi pensiamo che siano di più, perché vediamo un gran movimento di persone anche in altri appartamenti. Siamo sicuri che alcuni affittano ai turisti senza alcuna autorizzazione e non c’è nessun controllo. Questo per noi comporta anche un problema di sicurezza, perché non sappiamo chi frequenta l’edificio”. I rischi per la sicurezza, il mancato rispetto delle più elementari regole di convivenza, un via vai continuo e a tutte le ore, gli schiamazzi: questo e altro lamentano i proprietari e i residenti di questo e di molti altri edifici del rione.
I conti non tornano. Secondo gli ultimi dati pubblicati dall’Agenzia regionale per il turismo, all’Esquilino si contano 45 hotel, 65 bed and breakfast, 124 case per vacanze e 283 tra guest house e affittacamere. Ma basta fare un giro per le strade del rione e dare un’occhiata agli elenchi del citofono per capire quanto siano numerose le strutture ricettive extralberghiere e quanto i dati ufficiali non ne rispecchino la reale diffusione. “In questi ultimi anni, il fenomeno è letteralmente esploso – dice Franca Sucapane, avvocata e amministratrice di un condominio di via Ferruccio, dove su 46 appartamenti, 7 sotto adibiti a struttura ricettiva per turisti – Nei periodi di maggiore affluenza, abbiamo almeno trenta ospiti, con un turn over di tre o quattro giorni. Il problema è la gestione di queste persone: i titolari delle strutture spesso mancano di professionalità e i turisti non sono accolti in maniera adeguata, non sono introdotti alle regole di comportamento del condominio”. E così capita che l’ascensore venga lasciato aperto, le lattine di birra abbandonate sulle scale e, come è capitato qui, in via Ferruccio, l’ampio ballatoio del primo piano sia trasformato in un’improvvisata palestra, con tanto di musica a tutto volume.
“Noi siamo una comunità – interloquisce Stefano, un abitante del palazzo – e viviamo lo spazio comune in maniera molto diversa rispetto ai turisti: loro non si preoccupano di rispettare le regole e spesso fanno danni”. In generale, il timore che alcuni intervistati manifestano è che, gradualmente, interi stabili si trasformino in alberghi più o meno classificati come tali. “È necessario che il fenomeno sia controllato, che non dilaghi – dice ancora Sucapane – perché altrimenti si rischia un impatto troppo pesante sul piano della convivenza, con ricadute anche di tipo identitario e sul senso di appartenenza alla comunità”. E tutti gli interpellati denunciano il mancato rispetto del regolamento condominiale, ma anche delle disposizioni previste dalle leggi che governano il settore.
Attività imprenditoriale o meramente occasionale? Il Regolamento regionale che disciplina la materia, individua e norma una serie di tipologie ricettive. Tra quelle in uso in ambito cittadino ci sono i bed and breakfast, gli appartamenti per vacanze, l’affittacamere. In tutti i casi, i gestori hanno l’obbligo di comunicare all’ufficio comunale competente l’inizio dell’attività e di trasmettere alla questura, oltre che all’Agenzia regionale per il turismo, i dati relativi agli arrivi e alle partenze degli ospiti. Uno dei punti dirimenti per governare il fenomeno, con ricadute importanti ai fini della fiscalità e anche per gli aspetti legati alla sicurezza, è rappresentato dalla classificazione dell’attività che viene attivata e svolta, che può essere considerata imprenditoriale oppure meramente occasionale. È il caso, soprattutto della tipologia del bed and breakfast, che può configurarsi nell’una o nell’altra forma.
La mancanza di controlli. “È entrato in vigore il Regolamento regionale, ma non è mai stato fatto un monitoraggio dei dati e non ci sono stati controlli, soprattutto per quanto riguarda i B&B – ci dice Elena Schifino, segretaria regionale della Filcams-Cgil – Chi avvia un’attività deve registrarsi ad un sito, il gestore del quale deve comunicare l’avvenuta iscrizione all’Agenzia delle Entrate. E, per il titolare dell’attività, c’è l’obbligo della SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività, n.d.r.): per gestire il fenomeno sarebbe necessario attivare un sistema di controlli incrociati su tutti questi dati”. Insomma, l’impressione è che si tratti di una realtà molto rilevante, con notevoli ricadute anche sul piano della convivenza cittadina, ma che, di fatto, non è sottoposta a particolari vincoli.
“Ci sono molte irregolarità e anche del vero e proprio abusivismo – continua Schifino -. Si tratta di un fenomeno che noi contrastiamo da tempo, perché comporta ricadute pesanti, anche sul trattamento dei lavoratori, che, evidentemente, spesso sono impiegati in nero”. Per non parlare della concorrenza sleale che subiscono gli hotel e le strutture che rispettano la legge. “Abbiamo avuto un incontro in Regione i primi di luglio e dovremmo essere riconvocati a settembre – conclude la sindacalista – Ci aspettiamo che il tema fondamentale della riunione sia proprio l’attivazione di un efficace sistema di controlli”.
Paola Mauti