(Numero 12 – Bimestre mar-apr 2017 – Pagina 12)
“Trovo che il cinema di quartiere sia molto importante: è la sala sotto casa, che non c’è più”. Sono le parole di Mimmo Calopresti, regista poliedrico, capace di spaziare tra generi cinematografici molto diversi e che gestirà un corso di regia presso il cineclub e scuola di cinema “Sentieri Selvaggi”, in via Carlo Botta. “Cosa è oggi il cinema, perché non è più nella testa delle persone?”. Continua la sua riflessione Calopresti mentre si prepara a presentare il primo dei suoi tre film che, in tre serate a partire dal 17 febbraio per poi proseguire il 2 marzo e il 9 marzo, verranno proiettati nella piccola sala della scuola. Alle tre serate, seguirà un corso, articolato in sette incontri, che ha voluto intitolare “La messa in scena della verità”.
Calopresti vive all’Esquilino e considera l’esperienza di formazione, che si appresta a realizzare, molto importante, anche per il rione, come contributo finalizzato a riportare il cinema nella testa delle persone, appunto. Nel corso affronterà i dettagli, la messa a punto, della scena cinematografica. “Il cinema è un’esperienza fatta di tante cose”, continua il regista, “c’è il rapporto con i tecnici, la troupe, gli attori: il regista deve avere una parola per tutti”. E ci sono i dettagli. Inventare la scena, costruirla al momento, al di là della sceneggiatura, “così che, in un giorno, può cambiare tutto”. Sono importanti le luci, l’inquadratura e c’è la storia, il racconto.
Il cinema come racconto della realtà: la realtà di una fabbrica come quella di un’esistenza, di un individuo che guarda dentro se stesso, che scava dentro il suo rapporto di coppia, nei meandri della sua vita. Perché per Calopresti il cinema di finzione non è meno reale della filmografia militante, cui lui, peraltro, ha dedicato molti anni, all’inizio della sua carriera, soprattutto. “Bisogna raccontare anche l’intimo delle persone, che ti tocca e magari non sai perché”.
Paola Mauti