Giusto tra le Nazioni’ nello Yad Vashem e martire della Chiesa del XX secolo, don Pietro Pappagallo è l’unico sacerdote fra le 335 vittime delle Fosse Ardeatine
(Numero 35 – Bimestre mar-apr 2021 – Pagina 9)
Quest’anno sono trascorsi 76 anni dalla morte di don Pietro Pappagallo, avvenuta alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944 per mano dei nazisti. Nelle cave di pozzolana sulla via Ardeatina, i prigionieri con i polsi legati vennero fatti scendere dai camion e uccisi all’interno delle grotte con un colpo di pistola. Una fine orrenda. In quei momenti tremendi che separano dalla morte 335 persone, don Pietro riuscì a liberarsi dai lacci che stringevano i suoi polsi e benedì i suoi compagni di sventura. Un ultimo gesto di pietà cristiana da parte di un uomo che aveva trascorso la sua vita sempre dalla parte degli ultimi.
Il suo impegno nell’aiutare gli ebrei, i partigiani e gli oppositori del regime fascista lo condusse all’arresto, avvenuto il 29 gennaio 1944 nella sua casa di via Urbana 2, dove oggi è collocata una targa in sua memoria. L’8 settembre 1943 don Pietro aveva scelto ancora una volta di non voltarsi dall’altra parte, ma di provare a fare qualcosa nel suo piccolo. La sua casa si trasformò in un porto sicuro per tutti coloro che erano ricercati dai nazi-fascisti. La sua attività però fu interrotta quando una spia denunciò l’attività del sacerdote ai tedeschi.
Don Pietro fu rinchiuso a via Tasso. In quel luogo di tortura incontrò il professor Gioacchino Gesmundo, suo conterraneo, e Tigrino Sabatini, un ex operaio della SNIA Viscosa. Due figure che ci ricollegano ad altrettante esperienze importanti della vita del sacerdote: la sua terra natìa e la sua attività come assistente spirituale dei lavoratori della SNIA.
Una vicenda che unisce Terlizzi e Roma
Prima della guerra, nella seconda metà degli anni ’20, don Pietro era stato assistente spirituale degli operai della SNIA e aveva denunciato al vescovo Ferdinando Baldelli le condizioni di sfruttamento delle maestranze, rischiando per tale ragione di essere rimandato a Terlizzi.
Don Pappagallo era, infatti originario della cittadina pugliese di Terlizzi, come Gesmundo, professore del liceo Cavour, attivo nella Resistenza nei Gruppi di Azione Patriottica. Seppure di ideali differenti (Gesmundo era Comunista) i due pugliesi si opposero al regime nazi-fascista e,per una triste coincidenza del destino, oltre il luogo natìo condivisero il giorno dell’arresto, la tortura a via Tasso e l’assassinio alle Fosse Ardeatine.
La storia di don Pietro, che unisce Terlizzi con Roma, però non si esaurisce nel marzo del 1944. Infatti, nel 2009 viene fondata la sezione dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia dei rioni Esquilino – Monti – Celio, che è intitolata proprio al martire pugliese.
Durante una manifestazione per la difesa della Costituzione, un insegnante di Terlizzi, Giuseppe Volpe, vede lo striscione dell’ANPI ‘Don Pietro Pappagallo’ e chiede informazioni a Roberto Mamone, allora segretario della sezione.Un incontro casuale che però si rivela importantissimo. Infatti, grazie al professor Volpe, la sezione entra in contatto con i pronipoti di don Pappagallo che risiedono a Terlizzi e che decidono di aderire alla sezione romana dell’ANPI.
Da quell’incontro nasce non solo una bellissima collaborazione per ricordare don Pietro ma, soprattutto, una profonda amicizia,basata sulla condivisione dei valori dell’accoglienza e dell’inclusione contro ogni forma di razzismo e fascismo,che fa nascere nel 2019 a Terlizzi la sezione ANPI ‘Don Pietro Pappagallo e Professor Gioacchino Gesmundo’.
Nel corso degli ultimi anni sono state realizzate un numero consistente di iniziative in memoria dei due martiri pugliesi, iniziativeche hanno visto sempre la partecipazione a Roma di una delegazione terlizzese e a Terlizzi di una delegazione ‘esquilina’. Un gemellaggio basato sulla memoria, che ha come scopo quello di raccontare una pagina drammatica della storia italiana, attraverso la descrizione delle vite di due uomini che non vollero accettare le scelte scellerate del regime nazi-fascista. Due uomini, che, emigrati dal Sud Italia, generosamente diedero il loro contributo per la lotta per la liberazione di Roma.
Un percorso della memoria per riscoprire la figura
di don Pietro Pappagallo
Se volete oggi ripercorrerne i luoghi della memoria nel nostro rione, e non solo, potete farlo passeggiando a via Urbana 2, luogo dove abitava don Pappagallo, passando per il liceo Cavour (via delle Carine 1) dove insegnava il professor Gesmundo, per le basiliche di Santa Maria Maggiore e San Giovanni in Laterano dove il sacerdote di Terlizzi officiava, e raggiungendo infine il Museo Storico della Liberazione a via Tasso 145, dove entrambi vennero torturati.
Un percorso che vi condurrà a riscoprire la figura di don Pietro, che rappresenta ancora oggi un esempio di solidarietà, coraggio e fede nell’eguaglianza tra gli uomini: ‘Giusto tra le Nazioni’ nello Yad Vashem e martire della Chiesa del XX secolo.
Mario Spagnoli
Segretario Sezione ANPI ‘Don Pietro Pappagallo’ – Rioni Esquilino, Monti, Celio di Roma