La Comunicazione Aumentativa Alternativa è uno strumento che si sta diffondendo anche in Italia per facilitare la lettura alle persone con disturbi specifici dell’apprendimento, stranieri e bambini in età prescolare. Per saperne di più ci siamo rivolti a
Maria Paola Fortuna, docente dell’IC Guicciardini, specializzata sul sostegno, che sul tema ha recentemente pubblicato il libro ‘DidattiCAA. Proposte di intervento nella scuola secondaria di primo grado’ (Erikson, 2022)
(Numero 44 – Bimestre nov-dic 2022 – Pagina 5)
Maria Paola Fortuna, puoi spiegarci in poche parole cosa è la CAA?
Per CAA, ovvero Comunicazione Aumentativa Alternativa, intendiamo tutte quelle strategie, tecniche o interventi personalizzati che mirano ad aumentare e/o compensare le difficoltà di comunicazione. Solitamente vengono utilizzati sistemi di simboli diversi che servono a esprimere un concetto o una parola con una immagine, ma non è fatta di soli simboli grafici, come si pensa comunemente. La CAA è nata nel Nord America tra la fine degli anni ’50 e gli inizi degli anni ’60. Ha iniziato a diffondersi molto tardi nel nostro paese, circa venti anni dopo ma, per fortuna, negli ultimi anni la sua diffusione sta facendo davvero passi da gigante.
Quali sono le sue potenzialità?
Oltre al superamento della barriera comunicativa, ci sono altri potenziali vantaggi nell’uso della CAA, come stimolare lo sviluppo celebrale, facilitare le competenze sociali, incrementare l’autonomia e l’indipendenza, potenziare l’autoconsapevolezza e prevenire ‘comportamenti problema’. Quello che vede la CAA come prerogativa solo delle persone con disabilità è un falso mito. Diversi studi hanno dimostrato che può essere d’aiuto anche per persone con disturbi specifici dell’apprendimento, stranieri, o ancora per bambini in età prescolare che si stanno avvicinando alla lettura.
Puoi farci l’esempio di una semplice frase in CAA?
Il sistema che utilizzo io a scuola è quello di Arasaac, il più utilizzato al mondo, che è open source ed è disponibile anche in italiano. Ecco, ora vi mostro una frase:
Nel libro ‘DidattiCAA. Proposte di intervento nella scuola secondaria di primo grado’ riporti la tua esperienza diretta come docente di sostegno. Puoi citarci un episodio particolarmente significativo di utilizzo della CAA?
Nel libro parlo di una bellissima esperienza fatta nella scuola dove insegno, l’IC Guicciardini di Roma. In questi ultimi due anni ho avuto modo di utilizzare la CAA con Sara, una nostra alunna con BCC (bisogni comunicativi complessi), non verbale. Attraverso la CAA Sara, non solo ha potuto incrementare la sua autonomia e la comunicazione dei bisogni di base, ma ha imparato anche a leggere e a scrivere in simboli, ha potuto seguire le lezioni con la sua classe, fare compiti e interrogazioni, svolgere l’esame di terza media. Ha anche potuto chiacchierare con i suoi compagni. Se dovessi scegliere un episodio in particolare, nella nostra scuola abbiamo aderito a un progetto che si chiama Read more, che consiste nel dedicare venti minuti al giorno alla lettura. Il progetto è stato per Sara un’occasione per leggere insieme ai suoi compagni attraverso la CAA. Questo momento di lettura condiviso ha rappresentato la realizzazione della mia idea di inclusione a scuola.
Quanto sono inclusivi una città come Roma e un rione come l’Esquilino?
Purtroppo Roma è ancora molto indietro rispetto ad altre città d’Italia a livello di accessibilità e inclusione, soprattutto verso le persone con disabilità. Ritengo che l’Esquilino, per la sua storia e la sua identità, sia un rione più aperto verso l’altro, e si potrebbe partire proprio da qui per sperimentare i progetti ad hoc di accessibilità da allargare poi a tutta la città. Sarebbe bello, ad esempio, creare una segnaletica in simboli, collaborare con gli esercizi commerciali per creare menù, brochure, cataloghi, cartellonistica in CAA che permetterebbero a tutti di scegliere con più libertà e autonomia, poter tradurre in simboli le guide di alcuni musei.
Chissà che qualcuno, leggendo questa intervista, non accolga e realizzi al più presto queste proposte.
Antonia Niro