(Numero 7 – Bimestre mag-giu 2016 – Pagina 1,5)
Come parecchi di voi avranno saputo, o avranno notato, passando davanti a quella che era la sede della nostra associazione, dalla fine di marzo la porta è stata chiusa da un enorme lucchetto, apposto dal Comune di Roma nel momento in cui abbiamo riconsegnato i locali, che ci erano stati dati in concessione oltre 15 anni fa.
Ciò che è accaduto a noi sta accadendo praticamente a tutte le circa 800 associazioni o enti ospitati in locali comunali. Responsabile di ciò è un improvviso cambio di rotta dal Dipartimento Patrimonio che, dopo anni di inerzia, messo sotto la pressione dalla Corte dei Conti e dalla gestione commissariale, sta cercando in modo maldestro di porre rimedio ad anni ed anni di mancata gestione.
Finora infatti il Comune non ha mai provveduto ad aggiornare le concessioni nei tempi dovuti e la prassi è sempre stata quella di un tacito rinnovo delle stesse, in attesa di regolarizzazioni che ogni tot anni in genere avvenivano. Durante tale periodo il Dipartimento continuava regolarmente ad inviare bollettini mensili, precompilati al canone concordato.
Ora la Corte dei Conti ha aperto un’inchiesta per danno erariale sui funzionari, segnalando che, laddove la concessione risulti scaduta, viene a decadere anche il diritto al canone agevolato legato alle finalità sociali dell’assegnazione (finalità rimaste invariate). I funzionari, per evitare di rispondere direttamente del loro operato, si stanno limitando a girare sulle associazioni le proprie responsabilità richiedendo sia il rilascio dei locali, sia l’applicazione di canoni al prezzo di mercato, non sostenibili per nessuna realtà no profit, per l’intero periodo non coperto da valida concessione. La differenza cioè tra quanto il Comune ha sempre richiesto e quanto avrebbe dovuto richiedere secondo la Corte dei Conti. Parliamo di importi che partono da decine di migliaia e possono arrivare diversi milioni di euro.
In questa situazione noi abbiamo scelto di riconsegnare i locali. Non saremmo naturalmente in grado di poter pagare quanto ci viene richiesto e non è nelle nostre corde fare barricate. Altri probabilmente decideranno diversamente, magari nella speranza che la prossima amministrazione prenda atto del problema generale e intervenga politicamente con una sanatoria o altro.
Per quanto ci riguarda siamo perfettamente d’accordo con la necessità di riordino sulla gestione degli immobili comunali, ma non in questo modo iniquo e insostenibile, che mette seriamente a rischio l’intero tessuto sociale della città. Ci opporremo in tutte le sedi all’applicazione retroattiva del canone di mercato anche perché, come abbiamo fatto ora, avremmo potuto decidere di lasciare a suo tempo dei locali che non potevamo permetterci. Allo stesso tempo ci batteremo affinché tutti gli spazi riacquisiti vengano al più presto messi a bando per nuove assegnazioni, anziché essere venduti o affittati per attività commerciali o, peggio ancora, lasciati per anni al degrado e all’abbandono.
Una gestione del bene pubblico che non tenga conto di questo potrà forse contribuire al risanamento delle casse comunali, ma non farà certo il bene dei cittadini, né quello della città.
In ogni caso, nonostante l’assenza di una sede, Il Cielo continuerà comunque a lavorare nel rione come prima e più di prima, continuerete a trovare le vostre copie del giornale, così come avrete modo di partecipare ad altre iniziative. Continuate a seguirci su queste pagine, sul nostro sito internet o sulla nostra pagina Facebook. Se volete, lasciateci la vostra email, saremo noi ad aggiornarvi.
Riccardo Iacobucci